Menu



Crowdfunding: opportunità per imprese e investitori

Il crowdfunding – la raccolta diffusa di fondi a supporto di iniziative imprenditoriali – è una forma di finanziamento molto comune nel mondo anglosassone e disponibile in Italia da cinque anni. Si tratta di un sistema attraverso il quale è possibile raccogliere capitali per imprese, progetti e nuove idee informando, interessando e coinvolgendo – direttamente e in modo perlopiù disintermediato – investitori “comuni”: persone che vogliano contribuire anche con cifre relativamente contenute (100, 200, 500 Euro, o più). Una opportunità per imprese e investitori, da valutare senza mai dimenticare che si tratta di capitali di rischio che una volta investiti possono non rientrare. La rivoluzione del crowdfunding in Italia è già in corso. Con questa intervista a Giovanni Casartelli, Commercialista e Revisore Legale, scopriamo qualcosa di più.

Il principio alla base del crowdfunding è lineare: io imprenditore ho bisogno di fondi e chiedo aiuto a tutti, non più solo a banche, parenti, amici e conoscenti. Chi sono i nuovi investitori?

Giovanni Casartelli I nuovi investitori sono perlopiù persone che – prima della disponibilità di questo sistema, normato in Italia dal 2014 – probabilmente non avevano mai pensato di investire in progetti imprenditoriali ma si erano rivolti a investimenti considerati sicuri: Titoli di Stato, Certificati di Deposito, Obbligazioni, Titoli di Organizzazioni Governative, Azioni di aziende private. Tramite il crowdfunding chiunque, purché maggiorenne, può investire in nuove idee presentate da imprenditori.

C’è una ulteriore particolarità legata al crowdfunding: la possibilità di investire anche importi contenuti. Il crowdfunding fa eco all’immaginario del mercato di Borsa di stampo americano, liberale e aperto, in cui idealmente chiunque può decidere di investire anche poche centinaia di dollari – nel nostro caso: Euro – in un’azienda che trova interessante o promettente.

Il crowdfunding consente a chiunque di effettuare investimenti disintermediati, diretti, anche se potenzialmente di importo limitato: non è strano che questa possibilità di investimento sia accolta con favore nonostante il margine di rischio che comporta?

GC Non trovo anomalo che in un’epoca storica caratterizzata da alcune gravi crisi bancarie in cui molte persone hanno investito anche cifre importanti convinte di avere sottoscritto un investimento sicuro e hanno poi visto svanire i loro risparmi si stia diffondendo uno strumento che permette di investire direttamente in attività di impresa che sono pur dichiaratamente caratterizzate da fattori di rischio.

Il crowdfunding è una modalità di investimento disintermediata e diretta tra imprese e investitori che si realizza all’interno di un ambito normato che offre ai potenziali investitori forme di protezione a partire dalla trasparenza che richiede riguardo i progetti presentati.

sample-image

Gli strumenti a supporto dell’impresa che propone la sottoscrizione di capitale rappresentano allo stesso tempo una forma di protezione per l’investitore: è obbligatorio utilizzare portali web che devono avere determinate caratteristiche ed essere iscritti in registri speciali. Il sistema, pur disintermediato tra chi propone e chi può cogliere opportunità di investimento, è supervisionato dal Ministero per lo Sviluppo Economico e dalla Consob.

In sintesi il sistema funziona così: io imprenditore ho un’idea, la veicolo attraverso un portale web e il portale lancia una offerta rivolta a chiunque voglia investire. Da parte sua l’investitore ha il solo onere di iscriversi al portale: una operazione semplice e priva di costi.

È questa la novità che sta riscuotendo tanto favore: il crowdfunding ha inaugurato anche in Italia una sorta di diffuso mercato di borsa in cui grazie alla tecnologia si riescono a mettere in contatto velocemente e a prescindere dalla distanza fisica idee imprenditoriali e capitale di privati e imprese. La particolarità è quella di permettere una forma di investimento anche di importo contenuto – alcune centinaia di euro, limitando quindi il rischio in valore assoluto in capo all’investitore – ma al tempo stesso di riuscire attraverso una raccolta di massa a raccogliere i capitali che servono per realizzare idee imprenditoriali anche complesse e onerose.

Resta il fatto che sicuramente si tratta di investimenti caratterizzati da un rischio elevato: sono puri investimenti di capitale, senza alcuna certezza del mantenimento del valore di quanto investito.

In che relazione sono lo sviluppo e la diffusione della tecnologia e l’aspetto culturale alla base del successo del crowdfunding?

GC La tecnologia deve essere al servizio delle idee, non viceversa: altrimenti si rischia di incorrere in situazioni paradossali. Troppo spesso, ad esempio e per rimanere in tema, nei mercati borsistici tradizionali algoritmi e robot “decidono” ed eseguono automaticamente e in frazioni di secondo operazioni di investimento solo in base alla oscillazione dei titoli. Il che ci porta ad assistere a situazioni in cui si rilevano andamenti di titoli assolutamente anomali causati da errori di investimento compiuti da una macchina.

La tecnologia nel caso del crowdfunding è utile e preziosissima perché permette agli imprenditori -- attraverso la rete – di presentare dati, analisi e report a supporto della loro proposta di investimento e ai potenziali investitori di avere accesso immediato e diretto a tutte le informazioni e alle varie opportunità. La tecnologia permette anche di monitorare in tempo reale l’evoluzione delle varie situazioni.

Esiste un profilo-tipo di impresa o di imprenditore che ricorre al crowdfunding?

GC Il crowdfunding è riservato a piccole e medie imprese: una platea molto ampia di società che non si limita alle cosiddette “start-up” o “start-up innovative”.

Al crowdfunding si può rivolgere un neo-imprenditore con una nuova idea (e una nuova impresa) oppure un imprenditore che ha già una impresa e vuole proporre un nuovo servizio / prodotto.

Accedono al sistema del crowdfunding anche imprenditori che presentano idee non caratterizzate da particolari elementi di innovazione, frutto di una attività di ricerca di nuovi processi di produzione o del ricorso a tecnologie alternative rispetto a quelle utilizzate in precedenza. Può trattarsi anche di idee non particolarmente innovative ma rivolte ad aree geografiche nuove o più ampie che offrano maggiore visibilità e “vendibilità”.

Insomma: alcune delle proposte veicolate attraverso i portali del crowdfunding sono innovative mentre altre sono nuove per quanto riguarda le modalità di erogazione di servizi o nella produzione di prodotti già esistenti.

Il crowdfunding è disintermediato, quindi imprenditori e investitori fanno tutto da soli?

GC Sono necessarie preparazione, competenze specifiche ed esperienza per la redazione del fascicolo che rappresenta il progetto imprenditoriale da condividere sulla piazza ideale del crowdfunding; l’innovatività di un’idea o di un progetto, in sé, non sono garanzia di successo per l’obiettivo della raccolta di fondi.

Il portale che veicola le proposte di crowdfunding deve mettere a disposizione dei potenziali investitori tutta la documentazione necessaria per la valutazione dell’idea: dalla presentazione dell’idea, dell’impresa e degli imprenditori al business plan, inclusa la quantificazione del capitale che deve essere complessivamente investito perché si possa avviare l’impresa o il progetto, la rappresentazione dei flussi di ricavo attesi in un arco temporale che non deve eccedere i 5 anni per non perdere precisione e affidabilità. La documentazione presentata deve riuscire a dimostrare come e quando il capitale investito riuscirà a produrre un reddito che potrà potenzialmente essere distribuito tra gli investitori.

L’imprenditore deve adottare un approccio prudente e concreto per sviluppare ipotesi di ricavi e di costi di gestione; deve individuare e riuscire a presentare in maniera efficace gli elementi alla base dell’idea imprenditoriale, tracciandone un percorso previsionale di realizzazione. L’imprenditore / novello imprenditore o candidato imprenditore ancor prima di presentarsi deve aver capito lui stesso quali sono le reali possibilità di successo della sua idea: in questo ambito non c’è nulla di innovativo se non lo strumento del crowdfunding in sé.

Meglio rivolgersi a un consulente?

GC La valutazione riguardo la disponibilità “interna” delle competenze necessarie è una delle responsabilità di chi decide di accedere al sistema del crowdfunding.

Il commercialista supporta l’imprenditore nella redazione del business plan e individua la forma giuridica più idonea per la realizzazione dell’idea imprenditoriale; in previsione delle possibili evoluzioni è necessario ipotizzare, nel caso si realizzi una crescita significativa, anche un maggiore ricorso al capitale di rischio o al capitale di debito con l’accesso a finanziamenti bancari obbligazionari. Anticipare l’evoluzione dell’idea significa anche ipotizzare sin dall’inizio scenari che potrebbero consigliare di separare quell’idea imprenditoriale in un veicolo aziendale distinto piuttosto che mantenerlo in quello di partenza.

Chi valuta un investimento ha più o meno bisogno di supporto da parte del commercialista rispetto all’imprenditore?

GC Chi investe non ha una stretta necessità di supporto da parte di un consulente poiché le cifre investite – pur nella loro natura di capitale di rischio – possono essere contenute in 100, 200, 500 Euro: il massimo è di 8 milioni ma non c’è un minimo. È però anche vero che le informazioni predisposte dagli imprenditori spesso hanno un contenuto tecnico abbastanza elevato, il che, soprattutto nel caso di investimenti rilevanti, rende auspicabile una attenta lettura e la comprensione del piano di sviluppo delle idee oggetto di crowdfunding.

Le statistiche evidenziano un importo medio per investitore di circa 4.000 Euro che è sceso rispetto all’avvio dell’istituto del crowdfunding nel 2014 (era di circa 9.000 Euro); le richieste complessive di capitale da parte degli imprenditori oscillano tra i 50.000 e il milione di Euro, con un valore medio raccolto attorno ai 300.000 Euro. A fronte di cifre importanti il supporto di un commercialista è probabilmente auspicabile.

Ciò che caratterizza e differenzia il crowdfunding rispetto alla Borsa Valori è che la Borsa fa sempre un prezzo (che piaccia o non piaccia) che permette, con le garanzie proprie del mercato borsistico, di eventualmente uscire dall’investimento; nel crowdfunding questa garanzia non c’è.

Un fattore che l’investitore deve considerare è che non si tratta di una forma di investimento che ha una garanzia di risultato; bisogna avere chiaro il concetto che non si tratta di un investimento facilmente liquidabile e che chi investe può ottenere una cifra superiore, inferiore o perdere del tutto il proprio capitale.

Ci sono inoltre forme di crowdfunding che propongono l’effettuazione dell’investimento a prescindere dall’entità dell’importo raccolto, e altre che pongono una soglia minima al di sotto della quale l’investimento non viene realizzato, e quanto eventualmente già raccolto viene restituito.

Si tratta di aspetti che vanno chiariti e il commercialista è un consulente qualificato anche per l’investitore.

Chi investe cosa riceve in cambio del proprio investimento?

GC Il sistema del crowdfunding offre la possibilità di investire e partecipare al successo di un’idea in varie forme: mediante l’acquisto di vere e proprie quote (l’investitore diventa socio ed esercita tutti i diritti, anche amministrativi, oppure può essere previsto che l’investitore possa intervenire solo per determinate tipologie di decisioni), o in alternativa – come se si trattasse di azioni di risparmio, anche se non lo sono – all’investitore può essere riconosciuto un eventuale rendimento, anche un po’ più elevato in assenza di diritti amministrativi.

Sono previste agevolazioni fiscali per i capitali investiti?

GC La normativa prevede varie situazioni, eccezioni e limiti. Per semplificare e indicativamente possiamo dire che è prevista una detrazione fiscale – e quindi un risparmio di imposta – pari al 30% dell’importo investito per le persone fisiche e per le società di capitali che investono in start-up e PMI innovative, con una soglia massima annua di 1.000.000 di Euro per le persone fisiche e di 1.800.000 Euro per le società di capitali. Anche a questo riguardo parlare con il commercialista è la soluzione migliore per verifiche e approfondimenti.

Cosa dicono i dati: lo strumento crowdfunding in Italia sta funzionando?

GC La risposta è sicuramente affermativa. Sia guardando il numero delle campagne: nel 2014 in Italia sono state 4, nel 2018 sono state 113; sia riguardo il numero dei sottoscrittori: poco più di 100 nel 2014, quasi diecimila nel 2018. Anche l’ammontare raccolto è cresciuto moltissimo: nel 2014 era di poco superiore al milione, nel 2018 sono stati raccolti 36 milioni. L’ammontare medio raccolto è abbastanza costante: attorno a 320.000 Euro; l’ammontare medio per investitore è sceso da 9.500 Euro nel 2014 a 3.800 Euro nel 2018.

Questo significa che una cifra significativa del risparmio degli Italiani viene destinata a sostenere nuova imprenditorialità.

Quale è il “motore” del successo del crowdfunding in Italia?

GC Si è spesso contestato all’imprenditoria europea, e in particolare a quella Italiana, di essere banco-centriche – ovvero che le aziende si finanziassero solo attraverso le banche – mentre si è sempre mitizzato il fatto che il mercato americano premiasse le idee imprenditoriali.

Il crowdfunding ci avvicina un po’ a quel mondo spesso rappresentato dall’immagine dell’idea imprenditoriale di successo nata nel garage di casa, e offre un panorama più fresco e caratterizzato da un maggiore ottimismo alimentato dalla possibilità di accesso a nuove forme di finanziamento per nuove idee e progetti imprenditoriali.

Il sistema del crowdfunding aumenta la visibilità di molte idee che probabilmente altrimenti non riuscirebbero a reperire i mezzi finanziari necessari per la loro realizzazione.

Alla base rimangono la validità dell’idea e la necessità – così come accade accedendo ai finanziamenti bancari – di sviluppare e presentare documentazione e business planning che evidenzino la solidità dell’idea.

Il crowdfunding contribuirà anche a scardinare un aspetto culturale caratteristico del mercato italiano delle imprese da sempre abbastanza chiuso al capitale di rischio perché gli investitori hanno sempre chiesto molto in cambio; e anche il mondo dei Fondi di investimento – oggi molto sviluppato – spesso rivela una presenza invasiva nelle aziende e qualche volta con un orientamento temporale di investimento troppo breve per essere compatibile con un percorso di crescita sostenibile di un’azienda.

Lo strumento del crowdfunding non è la panacea di tutti i mali e non è una garanzia di successo perché purtroppo ci sono anche idee imprenditoriali che sono carenti dall’inizio o sbagliate o magari basate su business plan costruiti sull’emotività e sul desiderio di raggiungere il successo, ma privi di fondatezza e di elementi concreti di sostenibilità. Anche per valutare e validare questi aspetti, mi ripeto, credo sia fondamentale il ruolo del commercialista come consulente accanto all’imprenditore, e del potenziale investitore.

A fronte del crescente successo del sistema del crowdfunding, come vedono le banche cambiare – se cambia – il loro ruolo di finanziatori delle imprese?

GC Nei confronti delle imprese le banche, rispetto al sistema del crowdfunding, svolgono un ruolo diverso, complementare, successivo in ordine di tempo.

Il crowdfunding risponde all’esigenza dell’imprenditore di far partire un’idea, idea che si realizza e si sviluppa nel tempo associando il capitale iniziale di rischio con un capitale preso a debito tramite i canali tradizionali, tra cui il sistema bancario che viene quindi coinvolto per mantenere l’idea una volta a regime.

Imprenditori e investitori sanno che esiste questo sistema di finanziamento relativamente nuovo per l’Italia ma già sufficientemente rodato; sanno che la preparazione è fondamentale e sanno su chi contare per presentarsi e agire in modo efficace sulla agorà del crowdfunding: sia che si tratti di illustrare professionalmente, in modo efficace e convincente le proprie idee, sia che la sfida sia quella di scegliere i progetti più promettenti per investimenti profittevoli: nonché per la valutazione degli aspetti e dei vantaggi fiscali legati all’opportunità e alla normativa.